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Questo Barbera da un singolo vigneto è un chiaro miglioramento rispetto al Barbera d'Alba.
In una degustazione ha anche superato il Barolo.
La nostra avventura nel mondo del vino iniziò a metà del XX secolo, quando il conduttore e agricoltore Angelo Veglio decise di investire in vitigni autoctoni, acquistando il suo primo vigneto a Gattera, nella frazione Annunziata a La Morra. In questo processo fece molti sacrifici e dimostrò grande lungimiranza.
Nel 1979 prese in gestione una parte della Cascina Nuova e circa cinque ettari di vigneti in alcuni dei cru più rinomati, tra cui Arborina e Rocche dell'Annunziata.
All'inizio l'azienda si dedicava principalmente alla produzione di vino pronto da bere, venduto in fiaschi di vimini. Mauro, che dopo la malattia del padre assunse la direzione della cantina in giovane età, comprese l'importanza di concentrarsi sul Barolo, in un'epoca in cui il vino nelle Langhe era sinonimo di sudore, fatica e rese magre.
Iniziarono ampi lavori di ristrutturazione della cantina, insieme al rinnovo dei vigneti; e maturò il desiderio di tecniche innovative per promuovere un prodotto trascurato per troppo tempo. Nel 1987 Mauro sposò Daniela, e nel giro di pochi anni ai vigneti di La Morra si aggiunsero quelli di Monforte d'Alba.
Furono anni avventurosi, in cui i produttori scambiavano conoscenze, tecnologie e consigli, spinti dal desiderio di evolversi e ottenere il meglio dai frutti del loro lavoro. Si formarono gruppi di visionari che credevano in un profondo rinnovamento del modo di produrre il Barolo: niente più bottiglie rustiche e casuali, ma vini puliti, pronti da bere, con maggiore estrazione di polifenoli e uso moderato di piccole botti.
Il riferimento era la Borgogna e l’esperienza dei viticoltori alla ricerca di un Barolo più fresco, bevibile in tempi più brevi. L’esempio francese e lo scandalo del metanolo segnarono una svolta in nome della qualità: i fertilizzanti chimici furono aboliti, mentre si diede priorità alla cura del vigneto, e rese inferiori, ottenute diradando i grappoli e con la sfogliatura, permisero di ottenere uve più sane e mature, e si pose sempre più attenzione alla pulizia nei processi di cantina.
L’approccio innovativo e la rottura con la tradizione non passarono inosservati e culminarono in un vero conflitto generazionale e di stile tra i sostenitori della modernità e i difensori della tradizione.
Una cosa però era certa, indipendentemente dalle dispute ideologiche: grazie alla forza di un’esperienza comune e al desiderio di riscatto, la nuova interpretazione del Barolo portò le Langhe sotto i riflettori internazionali.
Nel 2017 Mauro e Daniela annunciarono la fusione della loro azienda con quella del nipote Alessandro Veglio. Un passo nato dal forte desiderio di portare aria nuova nel team e garantire un futuro familiare alla cantina.
Alessandro, nato nel 1982, portò la sua esperienza nella viticoltura all’interno dell’azienda, in uno scambio intergenerazionale focalizzato sulla qualità, con l’obiettivo di vinificare vini equilibrati con una forte identità, senza assumere una posizione precisa.
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