All'età di appena 21 anni Angelo Gaja prese in gestione l'azienda vinicola di famiglia da suo padre, che all'epoca era sindaco di Barbaresco. Angelo ha studiato sia enologia ad Alba e Montpellier sia economia a Torino. Il giovane vignaiolo innovativo non ha mai seguito la via più semplice, ma ha suscitato scalpore tra i vicini e gli altri viticoltori con le sue modifiche visionarie nell'estremamente tradizionale Piemonte – all'epoca poteva diventare davvero scomodo!
Angelo ha perseguito fin dall'inizio una filosofia di qualità senza compromessi. Già i suoi nonni basavano il loro nome sulla fidelizzazione dei clienti e sulla qualità. Angelo prese come modello le migliori aziende vinicole francesi che aveva visitato durante i suoi viaggi. Il suo obiettivo numero uno era portare la regione negli anni '70 e '80 allo stato dell'arte delle possibilità enologiche. Questo andava dall'addestramento a spalliera, a una maggiore densità di ceppi, una selezione meticolosa dei cloni e un'ideale orientamento delle file di viti fino al controllo della temperatura durante la fermentazione. Anche nella scelta delle varietà si spinse oltre, quando piantò una delle sue migliori vigne non con Nebbiolo ma con Cabernet Sauvignon. «Darmagi» (peccato) era allora il commento accusatorio di suo padre. Prima di Angelo Gaja praticamente non esistevano varietà internazionali in Piemonte. La riduzione delle rese per aumentare la qualità era considerata quasi un peccato, che soprattutto la generazione più anziana non comprendeva. E quando Angelo Gaja iniziò a far maturare i suoi vini in nuove barrique, scatenò un vero tumulto e una tempesta di indignazione attraversò il Piemonte.
Contemporaneamente ai Produttori del Barbaresco, Angelo Gaja fu il primo vignaiolo a imbottigliare nel 1967 un vino da singola vigna con il suo Sori San Lorenzo. Il successo diede ragione al ribelle e Angelo riuscì a ottenere grandi successi internazionali con i suoi vini. Ancora oggi i vini sono tra i più richiesti della regione. Gaja ricevette per il suo coraggio e la sua spinta il soprannome di «Angelo Nazionale».
Nel 1996 Angelo Gaja fece nuovamente scalpore quando declassò volontariamente i suoi vini da singola vigna Barbaresco dalla categoria di qualità più alta, la DOCG, alla DOC Langhe Nebbiolo. In questo modo ottenne la libertà di miscelare una piccola percentuale di Barbera nel Nebbiolo. Il Consorzio fu indignato. A partire dalla vendemmia 2013, quasi contemporaneamente all'ingresso della nuova generazione nell'azienda, anche tutti i vini da singola vigna furono nuovamente imbottigliati come Nebbiolo puro sotto il nome della DOCG Barbaresco.